giovedì 19 gennaio 2017

Ramzi Aburedwan رمزي أبو رضوان







Ramzi’s life trajectory has by no means been ordinary. This Palestinian artist was born in Betlhehem in 1979 and grew up in the Al’ Amari refugee camp in Ramallah, where his family was forced to relocate to, in 1948.

The first intifada (1987/1992), the violence and the occupation greatly marked his childhood and his adolescence. At 16 years old he participated in a music workshop, an experience that changed his life.

From 1996 to 1998 he studies at the Edward Said National Conservatory of Music in Ramallah. In 1998 Ramzi received a scholarship to study viola at the National Regional Conservatory of Angers (France) until 2005. Ramzi graduated with a DEM in viola, chamber music. It is also in this conservatory that he encountered other students with whom he created Ensemble Dal’Ouna in 2000, dedicated to both Palestinian music and causes.

Today Ramzi splits his career among many projects. He is concert performer, bandleader of Ensemble Dal’Ouna, musical director of the Palestine National Arabic Music Ensemble, composer and arranger. Oftentimes he performs Western classical music as a soloist as well as with chamber music ensembles and orchestras.

In parallel, Ramzi’s deep engagement with humanity has led him to create the Al Kamandjâti Association in 2005. Al Kamandjâti mission is to bring music education to Palestinian children, in particular, to those who are most vulnerable – the children of the refugee camps.

In 2012 he released an album entitled "Reflections of Palestine" consists of his instrumental compositions.



http://www.ramziaburedwan.com

http://www.alkamandjati.com














Palestina. La resistenza di Ramzi Aburedwan, dalle pietre alle note


Di lui non si sa quando finisca l'arte e cominci l'impegno politico e sociale: tutto è legato insieme in modo indissolubile, con una passione e un amore per il proprio popolo e la propria cultura fuori dal comune.


Grandissimo violista e bouzoukista, Ramzi Aburedwan è infatti al lavoro su più fronti: non solo con i suoi prodotti da solista, come il bellissimo album del 2012 "Reflections of Palestine", e i suoi progetti Dal'Ouna e Al Manara;

Aburedwan è anche direttore dell'Ensemble di musica araba nazionale palestinese, ed è il fondatore di Al Kamandjati ("Il violinista"), un'associazione, che sostiene l'istruzione e la scolarizzazione dei bambini palestinesi nei campi profughi e nei contesti disagiati, facilitando il loro accesso alla musica.

Cresciuto lui stesso nel campo di Al Am'ari, a Ramallah, la sua infanzia è stata da subito segnata dalla politica e dalla resistenza: è lui che, nel 1987, è stato immortalato nell'intento di scagliare una pietra contro i carri armati israeliani, in una foto che in breve tempo ha fatto il giro del mondo.

Quell'immagine del bimbo di otto anni con il cappottino rosso e i blue jeans consumati è diventata infatti un'icona della Prima Intifada, fonte di ispirazione per il suo popolo.

Ma il suo vero destino doveva ancora compiersi, e si presenta sotto forma di alcune lezioni di musica gratuite che il ragazzo ha l'opportunità di frequentare durante l'adolescenza, e che gli permettono finalmente di scoprire il suo talento.

Da allora il suo mondo si capovolge, e la musica diventa pian piano la sua professione, la sua vita. Di più: le note, la poesia, le melodie, diventano la sua nuova "arma" contro l'Occupazione.

Dopo aver studiato al Conservatorio di Ramallah e al Conservatorio di Angers, si laurea in viola e musica da camera, specializzandosi nel bouzuki, strumento a corte di origini greche ma di cui si trovano varianti in diverse parti del mondo.

A guidare la sua carriera musicale è sempre la speranza di un futuro migliore per il suo popolo, e si dedica con passione allo studio e diffusione della cultura palestinese, con le sue tradizioni, la memoria, e la sua storia di resistenza.

Il suo gruppo, l'Ensemble Dal'Ouna, ne è un esempio. Fondato in Francia nel 2000, è dedicato in tutto e per tutto alla Palestina, e attraverso le sue composizioni tradizionali si propone di far conoscere a mondo "la vita di un popolo che ama vivere, ridere e cantare". Il tutto, senza rinunciare a qualche accento barocco e di jazz qua e là.

"Dal'Ouna – si legge nella bio – è anche una storia di incontri, di esperienze condivise, un rifugio sano in cui non esistono le frontiere, e un messaggio di speranza per i suoi membri e il pubblico. Un contesto in cui fare musica diventa un atto creativo di resistenza di fronte all'oppressione quotidiana che i palestinesi soffrono".

L'Ensemble di musica araba nazionale palestinese, fondato nel 2010, si propone invece di ridare vita alla musica classica araba e al suo vasto patrimonio spesso dimenticato, reinterpretando grandi musicisti come Riyadh Sunbati, Mohamed el Kasabgy, Om Kalthoum, e tanti altri, fino ai compositori contemporanei.

Mentre Al Manara, progetto più recente, riunisce musicisti belgi e palestinesi in un incontro di melodie arabe e occidentali fatto attraverso strumenti come l'oud, il bouzouki, il flauto ney e le percussioni arabe, unite a viola e fisarmonica.

Il tutto, costruito intorno ai bellissimi testi di Mahmoud Darwish. "Poesie che – ha detto il musicista – non solo sintetizzano la situazione in Palestina, ma si adattano perfettamente alla realtà di oggi".

La memoria e la resistenza, dunque, permangono in ogni suo lavoro: una sfida dell'educazione che non ha mai smesso di essere anche sfida politica.

Come dimostra anche l'impegno costante presso l'associazione Al Kamandjati, nella quale ancora oggi lavorano insegnanti di musica provenienti da tutto il mondo e che, usando la musica come strumento di scolarizzazione, si propone di raggiungere i bambini anche nelle zone più isolate della Palestina, dai campi profughi del Libano sino alla Striscia di Gaza, con workshop, corsi e momenti di incontro.

Un esempio di impegno che si può vedere nel documentario di Dimitri Chimenti, "Just Play": un racconto a più voci del duro e appagante lavoro dell'associazione, che culmina con la pericolosa esibizione del grande ensemble di musicisti di fronte al checkpoint di Qalandiya, fra Ramallah e Gerusalemme.

"I musicisti scendono dal bus con il leggio in una mano e lo strumento nell’altra, si piazzano nell’angolo più lontano del checkpoint su uno sfondo regolare di sbarre blu - scrive Chimenti nel suo coinvolgente racconto su Giap – Neanche 5 minuti e l’orchestra è già alla Sesta Sinfonia di Mozart in Fa maggiore.

Le regole da seguire sono semplici: non parlare ai soldati e ignorare i loro ordini. I musicisti suonano, le persone in fila ai tornelli si arrestano, c’è chi si avvicina per scattare una foto con il cellulare.

Attorno all’orchestra si forma un semicerchio e loro continuano a suonare, riempiono lo spazio, lo trasformano. Anche l’acustica è buona, meglio di molti teatri. Non si è mai visto niente del genere nel checkpoint di Qalandia".

Dalle pietre alla musica, dunque, eppure tutto torna: cambia solo "l'arma", ma la lotta di Ramzi Aburedwan per il suo popolo non si è mai fermata.


(Articolo realizzato da Anna Toro per il sito http://osservatorioiraq.it )






Ramzi Aburedwan رمزي أبو رضوان - Reflections Of Palestine






01 Raja
02 Sans adresse
03 Sodfa
04 Bahar
05 Raja
06 Tahrir

07 Samai Farah Faza
08 Bordeaux
09 Andalus

10 Gitans en orient

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